Da buon varesotto ed ex giocatore, sono tifoso della locale squadra di hockey su ghiaccio, i Mastini Varese, alla quale faccio i miei complimenti per la conquista della Coppa Italia. Sulla pista locale non si vedeva un premio così prestigioso da più di venticinque anni, posso quindi immaginare la gioia di giocatori, dirigenti e Società!
Questo risultato, a mio avviso, è frutto dell’impegno non solo degli atleti e dell’allenatore, che sicuramente hanno speso, più di tutti, tempo, sacrifici e fatica, ma anche di coloro che hanno creduto nei ragazzi in tutti questi anni: corsi e allenamenti appositamente dedicati al vivaio giovanile, così da farlo crescere preparato e poter attingere da esso per comporre, assieme ai veterani e ai giocatori più esperti, una squadra con la mentalità vincente. Lo stesso, naturalmente, vale anche per altri sport.
Ma quanto è importante, dunque, lo sport per i ragazzi? Ritengo che qualunque disciplina sportiva un giovane, o meno giovane, possa scegliere, sia in grado di consolidare spirito di sacrificio, rispetto, tenacia, costanza: può insegnare ad accettare una sconfitta (la “resilienza” che ci piace tanto, in tutti gli ambiti della vita), a rispettare regole, avversari, arbitri e tutti coloro che si muovono in quell’ambiente, instilla il senso del dovere e la puntualità nella preparazione, negli allenamenti o nelle trasferte… e potrei andare avanti sui benefici, non ultimi quelli psico-fisici.
Che ruolo assumono i genitori? Fondamentale! Hanno il compito di indirizzare la prole nella scelta della disciplina, evitando possibilmente motivazioni “nostalgiche” (ho giocato per anni come centravanti e vorrei che anche il mio campione…). Devono essere una guida ed un sostegno perché, si sa, i figli non sono il riflesso allo specchio di coloro che li hanno messi al mondo ed è giusto assecondare le loro inclinazioni e scoprire i loro talenti: è inutile e frustrante pretendere che i rampolli eccellano in discipline in cui non sono propriamente portati, al contrario però, devono essere incoraggiati a sperimentare e trarre dalle esperienze anche un grande divertimento.
Credo che lo sport non debba essere percepito né come privilegio né come punizione. Spesso ho sentito mamme o papà dire: “Se vai male a scuola non andrai più agli allenamenti!” Niente di più sbagliato, non si tratta di un premio, ma di uno strumento efficace di disciplina e crescita: negare lo smartphone o le uscite con gli amici a qualunque ora, potrebbe rivelarsi un metodo educativo decisamente migliore!
Il nostro territorio offre tantissimo in termini di scelta sportiva: calcio, basket, ma anche discipline meno di “tendenza”, che temprano altrettanto mente e corpo, come hockey su ghiaccio, pattinaggio artistico, atletica e affini, arti marziali, twirling, nuoto, pallanuoto, pallamano, pallavolo, e scusatemi se non le cito tutte. In queste realtà, spesso a carattere associativo ed amatoriale, ho conosciuto istruttori con grandi competenze professionali e spiccate doti umane, in grado di insegnare qualcosa di speciale ed unico ai nostri figli: il gioco della vita.
Quindi… che si festeggi pure la vittoria, ma anche una sconfitta, con gli avversari! L’importante è la lezione, e che possa essere sempre qualcosa di sano, divertente ed appagante!
Ora scendo in pista anche io: chi si fa due passaggi con me?